Storie di Strada – Antonino

Antonino

Perché amavo danzare, perché danzavo da quando ero bambino; mio padre si allontanava dai campi in cui lavoravamo e io mi muovevo, ondeggiavo, saltavo tra il grano che inclinandosi col vento componeva una ritmica soave, primordiale.
Io non volevo né moglie né figli né lavorare come contadino.
E mentre danzavo tra le spighe dorate dal sole siciliano, mi immaginavo volar via, sempre più lontano.
Immaginavo di danzare nelle strade di Londra, nel deserto marocchino, nella piazza del duomo di Milano, all’Operà di Parigi e sulla vetta delle montagne malesiane.
E il mio corpo si muoveva liberato in un immaginario vastissimo che finiva rompendosi quando aprivo gli occhi e sentivo mio padre urlarmi: “Antò! Antò! A vo finiri?”

Tuttavia, le mie mani rimasero sempre sporche di terra e così vidi volar via i miei anni: dieci, venticinque, trenta, settanta…
Ed ora eccomi qui dopo ottancinque anni a cercare nelle pagine dei giornali notizie riguardanti la danza; poiché l’unica cosa che mi è rimasta di essa, sì, sono soltanto delle pagine di giornale o qualche spettacolo che ogni tanto danno su Rai Uno.

Però non ho avuto né moglie né figli.

@giusipuglia

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Giusi Puglia