All’improvviso, tu – Storie (S)legate

QUARTA PUNTATA

Lo accompagnò al bancone del bar dove ordinarono un’altra birra per lui, un altro Margarita per lei.
Nemmeno il tempo di brindare che Ambra sentì un braccio avvolgerle la vita e il tocco inconfondibile delle dita di Tia che le tamburellavano sul fianco sinistro.
– Tesoro – iniziò – non hai sentito che ti chiamavo? – le chiese senza togliere gli occhi di dosso a Dario.
Gli voleva bene, ma Tia era così: insisteva in una maniera quasi maniacale affinché lei si decidesse a uscire dal suo guscio, ma, quando poi abbandonava la sua comfort zone e prendeva la decisione che nessuno si sarebbe aspettato, lui arrivava a sondare il terreno, fiutare la preda e, se necessario, marcare il territorio.
Una volta l’aveva proprio trascinata via da un ragazzo, sentenziando che fosse l’ennesimo pazzo da aggiungere alla lista, dopo averlo squadrato per mezzo secondo appena. C’era da dire, però, che il più delle volte le sue previsioni si rivelavano esatte.
– In realtà no, non ti ho sentito – mentì. Tia si voltò a guardarla dritto negli occhi.
– Signorina, le bugie non le sai dire, ma ti perdono perché vedo che sei in ottima compagnia – concluse, riportando la sua attenzione su Dario. – Tu sei il ragazzo che suonava quando siamo arrivati, giusto?
– Dario – rispose. Era rimasto a osservare quella strana scenetta totalmente in silenzio, aspettando il momento in cui avrebbe potuto intervenire.
– Il mio ragazzo sta suonando adesso – Tia fece un cenno verso il palco.
Ambra alzò gli occhi al cielo: un movimento fulmineo che a Dario non sfuggì e non riuscì a trattenere una leggera risata.
Tia spostò lo sguardo da uno all’altra. E poi di nuovo da lei a lui. Sbuffò, e sorrise insieme.
– Ah, ho capito. Siete uguali voi due! – la sua mano era ancora salda al fianco di Ambra. – Torno sotto il palco, vi lascio ai vostri ammiccamenti.
Si voltò, portando la bocca vicino all’orecchio dell’amica. – Tesoro, è un figo spaziale. Ride pure quando alzi gli occhi al cielo. I preservativi li hai, vero? – le disse, in quello che a lui parve un sussurro.
– Tia! – esclamò Ambra scostandosi. Guardò Dario: poteva sentire il calore arrivare fino alle tempie. Era diventata bordeaux, ne era certa.
– Eh, che sarà mai, siamo tutti fatti di carne qui, mi pare! – la baciò sulla guancia e, agitando una mano in direzione di Dario, si allontanò verso l’esterno. Tia aveva dato la sua benedizione, caso chiuso.

– Scusalo – balbettò Ambra.
– Figurati, è simpatico il tuo amico.
– Sì beh, Tia è Tia. Non c’è un modo di definirlo.
– Beh, per citare qualcuno che conosco, se “le persone si portano dentro un mondo”, come puoi costringerle dentro una definizione?
Non aspettò una risposta: le fece cenno di seguirlo verso l’esterno e la condusse in un’area un po’ meno affollata, dove qualche gruppetto di amici chiacchierava fumando e bevendo, con la musica messa da Mirko a fare da sottofondo. Si sedettero anche loro su un muretto, le gambe a sfiorarsi. Il viso di Ambra aveva avuto tutto il tempo di tornare al suo colore naturale.
Dario appoggiò il bicchiere di birra accanto a sé e tirò fuori dalla tasca dei jeans una busta di tabacco.
– Ti dispiace? – le chiese.
Ambra scosse il capo e lo osservò. Prendere una cartina, appoggiarvi sopra la giusta quantità di tabacco, inserire il filtro, rollarla, passarci sopra la lingua, chiuderla, dare qualche piccolo colpo sul palmo della mano. Gesti per lui tanto automatici quanto per lei quasi sconosciuti.
La accese e l’odore del fumo le solleticò le narici.
Le ricordava l’odore che c’era in casa quando rientrava la sera e suo padre aveva passato il pomeriggio a fumare una sigaretta dopo l’altra. Guardava il posacenere pieno di quei mozziconi e giurava a sé stessa che non avrebbe mai fatto un tiro in vita sua. Qualche anno dopo, quel giuramento lo infranse, provando per gioco, mezza ubriaca. Quel sapore in bocca era una delle cose che Ambra non avrebbe mai dimenticato.
– Dove sei andata? – le chiese Dario, la sigaretta quasi finita tra le dita.
– Che intendi? Sono sempre stata qui – gli rispose, fingendo di non capire.
– Scusa, ma il tuo amico ha ragione. Le bugie non le sai dire – sorrise.
Allungò una mano verso il suo viso e le scostò una ciocca di capelli che le copriva il volto. L’odore di tabacco sulle dite le arrivò come una carezza inaspettata.
Lo guardò. Aveva voglia di baciarlo. Così, senza un motivo. Aveva voglia di baciare uno sconosciuto che le aveva appena scostato una ciocca di capelli dalla faccia.
La guardò anche lui. Fermo, con ancora le dita tra i capelli di lei.

***

Cosa farà Ambra?
Bacerà Dario?
Oppure no?
A voi la scelta: votate su Instagram
e fra due settimane scopriremo cosa succederà

@rlphotoandmore

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Raffaella Lazzarato
Made in Taranto. Based in Milano. Sempre alla ricerca di qualcosa che mi faccia battere il cuore più forte del minuto prima. Mi accontento raramente. Scrivo per dar voce alla voce che trattengo. Scatto per imprimere nella memoria emozioni, scorci, sguardi e pensieri.

One comment

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