Il tesoriere di nuvole

-“Nonna, ma in questa foto, sì, questa sulla mensola accanto all’armadio, cosa faceva il nonno? Tu sei un po’ distratta , lui invece sembra molto concentrato, lo vedo dai suoi occhi! Cosa aveva in mano?” […]


   
-“Nonna, ma in questa foto, sì, questa sulla mensola accanto all’armadio, cosa faceva il nonno? Tu sei un po’ distratta , lui invece sembra molto concentrato, lo vedo dai suoi occhi! Cosa aveva in mano?”

-“Già, era molto concentrato ma non ricordo esattamente perché, però ricordo che in quel periodo, come dire, era cambiato, ecco, era addirittura concentrato, lui! Lui che non si curava che delle cose più vane al mondo, tra queste le emozioni più intense e pure. Sai come lo chiamavano?’ Il tesoriere di nuvole’.

-“Ma è un nome bellissimo! Significa che tutte le nuvole erano un tesoro per lui, solo per lui? Una ricchezza? Cosa?”

-“Non è proprio questo il senso cara, però puoi crederlo se ti piace di più, ma sappi che tesoriere vuol dire che custodiva le nuvole, le custodiva come fossero sue, ma non le possedeva e, sai, per gli altri amare ciò che non si possiede non ha senso, eppure tuo nonno non possedeva nulla e amava tutto. Era ricco, sì, ma soltanto in potenza, soltanto in teoria, in teoria aveva il cielo tra le mani e nel cuore, in pratica non aveva nulla. Quel soprannome significava che lui poteva essere ricco ma solo per gioco, perché ciò cui dava valore ,per gli altri, invece, non ne aveva affatto.”

-“Dovevano essere un po’ tristi questi signori che lo hanno chiamato così! Chi non vorrebbe custodire il cielo? Io vorrei tanto custodire il cielo, nonna, però penso che da sola non potrei mai. Quindi ti prego, custodiscilo con me, come faceva il nonno con te, perché lui te ne dava un po’, vero? Me lo hai detto tu che era generoso,  e anche tanto.”

-“Tuo nonno mi ha regalato tutto il cielo che aveva senza averlo mai posseduto, era un mago, amore mio. Ma la magia è finita, un giorno, senza una ragione. Forse, proprio come le cose più belle, le cose più brutte non hanno una ragione per cui accadere ma accadono e basta.”

-“Cosa ti ha fatto capire che stava cambiando? Non gli piaceva più indossare il suo amato basco verde scuro? Quello sarebbe stato grave, mi ricordo che ce lo aveva sempre! Era una parte di sé!”

-“No, non era il cappello il problema, né nessun altro oggetto. Magari lo fosse stato, almeno avrei potuto aiutarlo in qualche modo, sai , quando si tratta di oggetti è tutto più facile da sistemare: o cambi o aggiusti. Ecco perché preferiremmo essere tutti meno umani, tutto sarebbe più facilmente risolvibile, o forse dovrei dire “sostituibile”, termini ormai sinonimi. Comunque, andiamo a tuo nonno e a ciò che gli accadde. Una sera si mise a letto, era estate, ed eravamo appena tornati dalla nostra passeggiata serale, al solito parco dove le stelle, chissà perché, brillavano ancora come la prima volta che ci incontrammo lì. Quando si distese, notai che non stiede a sognare ad occhi aperti, fissando il soffitto che poi dipingeva di ricordi e storie senza nemmeno un pennello(era un mago, te l’ho detto!), ma si addormentò all’istante, e mentre dormiva, io rimasi ad osservarlo, percepivo la sua stanchezza. Dopo ho capito. Era stanco.”

-“Be’, nonna, non credo sia una tragedia essere stanchi! Dovrei preoccuparmi quando dormi allora?”

-“Le cose erano più complicate, tesoro. Ci piace pensare che tutti i nostri problemi convergano nella stanchezza fisica, facile da combattere con del buon riposo. Siamo così bravi ad aggirare gli ostacoli che a volte ci inventiamo soluzioni sbagliate per problemi inesistenti mentre ignoriamo quelli più reali di noi stessi. Lui non era stanco fisicamente, lui era stanco e basta. E io capii la stranezza di quella sera nei giorni a seguire, quando vidi che  durante ogni passeggiata aveva il capo chino, ogni tanto mi guardava e accennava forzatamente ad un sorriso. Fine. Il cielo non lo vedeva più, era andato in banca rotta e aveva perso il suo posto da tesoriere… gli altri glielo dicervano che era meglio il posto fisso.”

-“Nonna, mi dispiace tanto che sia andata così ma adesso non devi disperartene, ormai è andata così. Me lo hai detto tu che le cose, bene o male che vadano, devono accadere, e quindi basta rimuginare su eventi che non fanno altro che rattristarti! Vieni qui, fatti abbracciare!”

-“Hai ragione tesoro. In quella foto il nonno stava sbucciando un mandarino, eravamo a fare un picnic e una nostra amica gli scattò la foto.  Ecco qual era la risposta che avrei dovuto trovare prima di quella nostalgica che invece ho dato!”

-“Ma perchè fotografarlo mentre sbuccia un mandarino? È buffa come cosa!”

-“Vedi, ti dicevo che tuo nonno era molto strambo, sì, era speciale ma soprattutto era molto bravo con le parole, e quel giorno, quando la nostra amica le chiese  perché ci mettesse così tanto a sbucciare un mandarino, sai cosa le rispose lui?”

-“Non so ma desidero tantissimo sapere!”

-“Lui le rispose: Vedi, amica mia, questo mandarino l’ho raccolto proprio ieri, insieme a quelli che voialtri avete appena finito di mangiare, l’ho raccolto dall’albero che con molta dedizione e amore  ho curato nella mia piccola ma immensamente bella campagna. Vedi, questo mandarino lo mangerò lentamente, così come lentamente mi sono presa cura di ciò che lo ha prodotto, sì, me lo godrò! Ma sai perché è così importante? È così importante perché questo mandarino è come la mia, la tua, la sua, la nostra stessa vita! Ragazzi, fatichiamo tanto e ci godiamo così poco, apprezziamo poco e niente e non valorizziamo affatto. Imparate a mangiare con più passione i vostri frutti, e vedrete che vi appariranno più saporiti che mai!”

@lauretana-capri

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Lauretana Capri