La voce delle parole: Pochemuchka e Komorebi

Da un'idea di Lauretana Capri, questa rubrica racchiude al suo interno una raccolta di parole uniche, di diverse lingue e intraducibili. Attraverso questa rubrica l'autrice cercherà di spiegare queste parole attraverso dei brevi racconti che andranno a toccare tutte le sfumature possibili del loro significato autentico. […]

Da un’idea di Lauretana Capri, questa rubrica racchiude al suo interno una raccolta di parole uniche, di diverse lingue e intraducibili. Attraverso questa rubrica l’autrice cercherà di spiegare queste parole attraverso dei brevi racconti che andranno a toccare tutte le sfumature possibili del loro significato autentico.

Pochemuchka e Komorebi

-“Nonna, nonna! Guarda la tua pianta di gelsomino!”

-“Cosa… Oh, cosa vedono i miei poveri e strabici occhi…”
-“Perché ha quell’aspetto? “

-“Vieni, guarda qui… Si è ammalata, la piantina si è ammalata, tesoro mio. “

-“Ma… Come è successo? Adesso cosa accadrà? Potrà mai guarire?
È stata colpa mia, lo so!
È così! Non ho avuto tempo in questi giorni e, beh, sì, mi sono dimenticata di lei, solo per qualche giorno. Credevo che non sarebbe accaduto nulla, sai, a volte mi succede. Mi succede di pensare che tutte le cose siano un po’ come quelle bambole che tieni lì, su quella poltrona: anche se le abbandono per qualche giorno e mi dimentico di loro per un po’, come se non esistessero, so che rimarranno lì, che il tempo non le cambierà e che nessuno le ruberà. So che mi ascolteranno quando lo vorrò e che si faranno fare un po’ tutto quello che mi va… E invece non è affatto così, e nulla è come loro! E adesso la piantina morirà, per colpa mia, vero? So che è così.”

-“No no no, aspetta, ferma, pochemuchka! Sei così veloce nel saltare da un pensiero all’altro, da un’ipotesi all’altra, da una domanda all’altra, che quasi non riesco a starti dietro! Questa conversazione non può mica diventare una maratona, ho una certa età ormai, piccola mia! “

-“Cosa? Cosa vuol dire quella parola, nonna?”

-“Aaaah, come devo fare con te? Vedi, questa parola così complessa all’apparenza rispecchia esattamente chi se la porta dietro senza neppure saperlo: dubbio, incertezza, domande.
Eppure, nascosto da qualche parte, c’è anche un pizzico di luce per ogni pochemuchka. Piccolo piccolo, ma c’è. Ti svelo un segreto che ti farà capire immediatamente cosa voglio dirti: le domande, i dubbi, le incertezze, sono esattamente come un filo di cotone quando devi infilarlo in un ago: il foro sembra microscopico e quasi inesistente, impenetrabile come un muro, e il filo sembra immensamente spesso, ingombrante, fin troppo grande per entrare in un foro eccessivamente piccolo e quasi invisibile. Eppure, piccola mia, il foro c’è, la luce c’è, le risposte ci sono e quel filo, quel grande e grosso filo, le domande con i dubbi e le incertezze, non potranno nascondersi a lungo dalla luce che presto li illuminerà e li troverà, li rivelerà, li decifrerà. Tu sei una piccola pochemuchka perché non fai altro che  domande, domande, domande, quasi come se queste rischiassero di rimanere intrise di dubbi, senza poter mai avere delle  risposte. Però devi sapere che esistono delle risposte. Devi sapere che la tua frenesia, la tua  curiosità e la tua paura di incertezza potranno sempre affidarsi al komorebi. “

“Cos’è il komorebi?

“Il komorebi è ciò che mai penseremmo di poter vedere, ciò che si può vedere solo in alcuni momenti, ma che, se lo si nota, cambia tutto, ribalta i piani e illumina la  mente. Il komorebi è la luce del sole che attraversa gli spazi tra i rami degli alberi. Quasi come una finestra lasciata aperta sommersa dalla luce del sole mattutino. “

-“Non capisco.. Questa pianta sta morendo, hai parlato di foglie, di luce, ma esiste una soluzione o no? Devo saperlo.. Altrimenti sarà finita per questa pianta, non fiorirà più… Non vedrò più il verde delle sue foglie, con o senza luce del sole.”

-“Piccola mia, la risposta è nell’infinità di parole che ho detto. È come la luce del sole che, con la sua infinita luminosità, ci accarezza il volto, svegliandoci. La soluzione esiste, sempre. E se non la vediamo adesso, vorrà dire che stiamo cercando nel posto sbagliato. La pianta non morirà perchè esistono tanti metodi per salvarla e, no, non è stata colpa tua. Ti basti ricordare che nulla sarà mai come quelle bambole, o quasi. Loro non sono in grado di provare delle emozioni, non sono in grado di chiedersi il perchè delle cose come fai tu nè di cercare e trovare delle risposte a quei perché. Tu sì. E, nonostante tu abbia trattato con superficialità ciò che vive, hai comunque scelto. Sbagliando, sì, ma hai scelto, e adesso stai provando delle emozioni suscitate dalla tua stessa scelta. Ricorda sempre di dedicare del tempo a ciò che ha un’anima, qualunque essa sia e mai sarà tempo sprecato. La pianta di gelsomino non ha un volto, non si muove e non ha una voce eppure vive, e, in qualche modo, è riuscita a dirti ciò che tu non avresti notato se non si fosse ammalata. Lei respira esattamente come te ogni volta che la luce attraversa fori che noi neppure vediamo, lei parla la lingua del vento ogni volta che questi la sfiora e canta la canzone della morte ogni volta che si ammala. Ma noi, per fortuna, abbiamo la possibilità di fermare quell’inno alla morte e di trasformarlo nella cosa esattamente opposta. Forza, vieni qui e aiutami a salvare questa piantina. “

@lauretana-capri

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Lauretana Capri