Il caffè letterario – Le intermittenze della morte

“Caro signore, sono spiacente di comunicarle che la sua vita terminerà alla scadenza improrogabile di una settimana, faccia del suo meglio per godersi il tempo che le resta, la sua attenta servitrice, morte.”

Saramago, con il suo stile inconfondibile, caratterizzato da una vena ironica e dalla quasi assenza di punteggiatura, dà vita a una storia paradossale che pone l’attenzione sul rapporto che gli uomini hanno con la morte.

A partire dalla notte del 31 dicembre, in un paese e in un anno imprecisati, nessuno muore più. La morte sembra aver interrotto la propria attività, la gente per strada esulta, tuttavia quest’euforia generale ha i giorni contati. La morte si è ritirata, ma qual è il prezzo da pagare? Chi sta per morire resterà, per sempre, in bilico tra la vita e la morte. Gli anziani continuano a invecchiare e ad aumentare proprio come i malati e ciò porta a un sovraffollamento delle case di riposo e degli ospedali. Per non parlare delle ripercussioni che tutto questo ha sulle pompe funebri, sulle agenzie di assicurazioni e sulla Chiesa.

Quando, dopo sette mesi, la situazione sembra ormai essersi stabilizzata, la morte riprende la propria attività, decidendo che chi dovrà morire riceverà, mediante una missiva viola, un preavviso di una settimana. Ma un violoncellista, la cui lettera più volte torna al mittente, stravolge i piani della morte costringendola a incarnarsi, a farsi donna per consegnare personalmente la busta.

A parer mio, la prima parte risulta lenta e, a tratti, un po’ noiosa, decisamente sfrondabile. Viceversa, ho trovato la seconda parte, caratterizzata da una dolcezza quasi struggente, molto più coinvolgente e ammetto che mi sarebbe piaciuto se fosse stata ampliata. Nonostante ciò, l’opera è davvero geniale e merita di essere letta anche se, come tutta la restante produzione di Saramago, non è di facile lettura e richiede particolare attenzione.

@eleonorafrancese

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Eleonora Francese