“Doveva andare così!”
Quante volte ce lo siamo sentiti dire? Come se, al di sopra del nostro libero arbitrio, imperasse una forza inarrestabile capace di determinare il futuro. Gli eventi si susseguono secondo un ordine che non possiamo modificare. E noi? Noi non siamo altro che burattini nelle mani del fato.
Questa visione era dominante nel cosiddetto -mondo classico- ma io preferisco di gran lunga la mentalità dei romani: “faber est suae quisque fortunae” ovvero “ciascuno è artefice della propria sorte”.
Se penso alla “casualità” mi viene in mente un avvenimento completamente slegato, badate bene al verbo che ho scelto, da una causa definita e identificabile. Molto più onestamente credo che “caso” faccia rima con “comodità”.
Pensare che nulla di ciò che facciamo, diciamo o pensiamo potrà avere un effetto diverso da quello -già scritto- è rassicurante ed esclude parecchie complicazioni.
Esiste invece un potentissimo “effetto domino” che marchia e macchia, senza alcuna riserva, tutte le nostre decisioni. Immaginarci slegati dai fili del mondo ci rende comparse di una commedia di cui, volenti o nolenti, siamo protagonisti.
È nelle correnti filosofiche più antiche e arcaiche che, a mio avviso, risiede un pizzico di verità. Tutto avviene per necessità e il caso altro non è che “ignoranza delle cause”.
Siamo anelli di una catena invisibile e anche quando non vediamo chiaramente da dove sgorga l’acqua, la sorgente esiste.
Attingere da quel fiume cambia inevitabilmente lo scorrere vertiginoso delle correnti. Esiste un’energia silente capace di spingere una tessera dopo l’altra con un’eleganza inconfondibile: potenza gravitazionale, direbbe la scienza.
A me piace pensare che la possibilità di scegliere, unita alla coscienza che dobbiamo lasciare un segno, si chiami CORAGGIO.
Perché privarsi di questa occasione?
