Memento – Libere Riflessioni

“Presente”: partecipante in modo immediato e attuale, in un ambito limitato nel tempo e nello spazio. Oppure ancora: quanto è sentito come contemporaneo, in contrapposizione o comunque in rapporto al passato e al futuro.
La lingua italiana parla chiaro ed è quasi un invito a vivere “tutto e subito”, senza lasciarsi contaminare troppo da ciò che è stato. Come se il nostro tempo attuale fosse in antitesi con il nostro ieri.
E’ davvero così?
Siamo davvero solo il frutto di percezioni contingenti?
Affidiamo al presente un valore altissimo dimenticando che, nel bene e nel male, siamo il frutto (a volte marcio) di tutte le nostre esperienza passate. Tendiamo a rimuovere, sotterrare e ripudiare. Quante volte ci siamo sentiti dire “non pensarci più!”? Perché non pensare?
Perché affidare ad un cassetto polveroso i ricordi?
Sperimentiamo la bellezza, passeggiamo baciati dal sole, facciamo un bagno al tramonto, scattiamo foto per immortale il momento e poi le cancelliamo. Basta un tasto. Basta un click. Basta davvero?
Vivo di parole, di immagini e dell’ispirazione brutale che spesso ne consegue.
Questa settimana la parola che mi attanaglia è “MEMENTO”.
E’ fondamentale conoscere l’origine della frase che tutti, fin dai tempi della scuola, abbiamo sempre letto sui libri: “memento mori”, ovvero “ricordati che devi morire”. Contiene una sfumatura sottile che merita attenzione. Questa frase affonda le proprie radici in una particolarissima usanza dell’antica Roma.
Al ritorno da un trionfo bellico il generale sfilava per vie della città raccogliendo fiori e onori: il pubblico gli tributava rispetto e applausi. Vincere una battaglia era, e purtroppo lo è ancora, segno di forza e predominanza: qui ci sarebbe da aprire un altro capitolo dal titolo “perdere” ma non è questo il contesto giusto.
Tra le grida di acclamazione della folla il generale rischiava, a ragion veduta, di montarsi la testa e di lasciarsi sopraffare da smodate manie di grandezza. Per evitare che ciò accadesse, qualcuno alle sue spalle si impegnava a tenerlo con i piedi per terra, sussurrandogli la frase: “Respice post te. Hominem te memento” che tradotto significa “guarda dietro a te ricordati che sei un uomo”.
Esattamente quando abbiamo deciso che non era più importante guardare indietro?
Da Nolan a Scorsese il passato, e il suo risvolto, ha sempre avuto un ruolo centrale.
Dimenticare vuol dire andare in contro alla pazzia e sgretolare gli angoli della mente: camminare avvolti dalla nebbia coperti da una tiepida coltre che non scalda.
Vogliamo davvero voltare pagina? Vogliamo davvero privarci del lusso di avere un passato?
La consapevolezza che ciò che siamo adesso deriva, inevitabilmente, dalle scelte o dagli errori pregressi, è un livello che dobbiamo permetterci di raggiungere.
Nulla esiste se non lo mettiamo in relazione con quello che è esistito.
Questo non vuol dire non commettere più errori o imprudenze, non vuol dire spingere noi stessi alla perfezione (perfezione?), non significa colorare dentro ai margini.
Nella mia testa il passato è sempre stato un amico: un compagno di avventura a cui rivolgermi quando il presente mi stava stretto.
Ho sbagliato infinite volte e guardare indietro mi ha permesso, paradossalmente, di sbagliare con più precisione. In un mondo in cui tutti condannano gli errori io li benedico.
Il mio personalissimo “Memento” è: “ego memini me semper”.

LA SCONOSCIUTA

“Memento” nasce in macchina, con la pelle che sa di sale e le spalle bruciate dal sole. La spensieratezza di una vacanza mi ha condotta al passato: un salto indietro, uno sguardo a ciò che è stato, un bacio alle mie scelte.
Paradossale forse, ma se al ritorno dalle ferie avessi scritto del mare e dell’amore non sarei stata onesta. Non sarei stata io.

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@la-sconosciuta

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Pensieri e deliri di una Sconosciuta: l’eterna dicotomia tra ciò che siamo e ciò che sembriamo. Infinite percezioni e sfumature provano a definirci. Si genera così un groviglio emozionale che talvolta lenisce e talvolta ci schiaccia.