Meta-cognizione – Libere Riflessioni

Il dono più grande che ci è stato concesso è il tempo. Lo usiamo e spesso lo sprechiamo. Ascoltiamo tutto e tutti, anche chi non lo meriterebbe. Dispensiamo consigli: riflessioni tutte personali che possono lenire e confortare. […]

Il dono più grande che ci è stato concesso è il tempo.
Lo usiamo e spesso lo sprechiamo. Ascoltiamo tutto e tutti, anche chi non lo meriterebbe. Dispensiamo consigli: riflessioni tutte personali che possono lenire e confortare. Il mio punto di vista oggi ha una connotazione estremamente egoista: quanto tempo dedichiamo a noi stessi?
Non mi riferisco alla mera attenzione che dedichiamo al nostro corpo ma alla cura e all’ascolto di noi stessi e del nostro “sentire”.
Si chiama META-COGNIZIONE che letteralmente vuol dire cognizione sulla cognizione: quella capacità rara e complessa di guardarsi, auto-osservarsi e riflettere sui propri stati mentali.
La mia è una riflessione estremamente libera che fa rima con coraggio.
Quanto ardimento è necessario per fare i conti con noi stessi?
Mi costringo a restare ferma e immobile davanti allo specchio: guardo quel riflesso e, in un mondo dove tutto scorre veloce, approfondisco il mio pensiero. Da me a me: impossibile sfuggire.
Sono sempre stata un sasso nello stagno lanciato distrattamente, di quelli che fanno un rumore sordo e generano pochi cerchi.
Da me a me sono sempre andata di fretta, fermandomi solo per periodi brevi e per prestare attenzione agli altri: mai a me.
Il conto è arrivato puntuale: una lista lunga e prepotente.
Tra gli screzi di quel riflesso mi obbligo a restare: “fermati, ascoltati, accogliti e perdonati”. Tanto. Troppo. Tutto insieme.
Indigestione di pensiero. Sovraffollamento emotivo.
Se è vero che l’acqua è l’ultimo elemento che lasciamo prima di venire al mondo, allora è li che voglio tornare. Il sasso ordina alla mano e la mano esegue: come in quel gioco che facevamo da bambini.
Inondo la stanza come farebbe un fiume in piena e mi trascino a riva.
E’ così che funzionano i confronti: gocce come onde che mi cullano in un moto sempiterno.
Mi invito a dubitare di tutte quelle convinzioni che mi fanno apparire equilibrata ma nascondono precarietà. Cedo allo scetticismo e faccio una forzatura mettendo in discussione la mia unica certezza: esisto?
Esito: forse mi sono abituata all’inganno di non sperimentare la mia vera natura.
Memoria e pensiero si fondono in un legame violento: generano energia che genera paura.
Krishnamurti parlava di rivoluzione: non teorica bensì ideologica. Trasformare la nostra mente così radicalmente da percepire quel conflitto interiore. Ci battiamo per restaurare il mondo, cerchiamo risposte e desideriamo battere a tutti i costi il “sentiero della verità”.
In questo profondo atto di “pensiero su pensiero” io bramo domande, rivoluziono me stessa e calpesto una terra senza indicazioni.

LA SCONOSCIUTA

Tengo le distanze da quella che potrebbe sembrare una lezione di psicologia, sarebbe spicciola e non mi appartiene.
Questa analisi era nata in piena pandemia: la quarantena mi aveva sfiancata e dopo aver letto un libro, ascoltato musica, cucinato e letto di nuovo, sentivo che non stavo sfruttando bene il mio tempo.
E’ necessario, seppure doloroso, uno stop che non sia solo fisico ma anche emotivo.

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@la-sconosciuta

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Pensieri e deliri di una Sconosciuta: l’eterna dicotomia tra ciò che siamo e ciò che sembriamo. Infinite percezioni e sfumature provano a definirci. Si genera così un groviglio emozionale che talvolta lenisce e talvolta ci schiaccia.