Interviste in bianco e nero: Giuseppe Ungaretti

Una raccolta di brevi interviste riguardanti Giuseppe Ungaretti in diversi periodi della sua vita. In queste brevi domande e risposte, in diversi argomenti salienti, troviamo una serie di perle del nostro poeta e scrittore italiano.

Qual è il segreto di una poesia? Qual è il suo procedimento normale?

Si fa poesia non pensandoci, perché occorre farla.

Vien così, d’un tratto, un’idea, e poi questa idea vi tormenta.

A volte è un lavoro lungo, a volte si fa in pochi momenti.

Poesie brevissime possono richiedere sei mesi di lavoro, non sono mai a posto, si seguono con l’orecchio, non si sa poi cosa sia questo orecchio, perché l’orecchio poi va dietro al significato, va dietro al suono, va dietro a tante cose.

Insomma, tutto deve finire col combinare e con il dare la sensazione che sia espressa la poesia.

Espressa?

Si, ma non si è mai espressa veramente, si è sempre scontenti, si vorrebbe che fosse detto diversamente, ma…

la poesia non è poesia se non porta in sé un segreto.

La parola è impotente.

La parola non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi, lo avvicina, soltanto lo avvicina.

Cos’è per lei la normalità?

Ogni uomo è fatto in un modo diverso, nella sua struttura fisica, nella sua combinazione spirituale, no?

Tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura. E questo sin dal primo momento, con l’atto di civiltà che è un atto di prepotenza umana sulla natura.

A ottant’anni ha scritto le più belle poesie d’amore. Qual è tra le sue creazioni, tra le sue opere, quella che ricorda con più affetto?

C’è un libro al quale sono molto legato, fa riferimento alle trincee della prima guerra, si intitola ‘Allegria di naufragi’. ‘Allegria’ è un titolo ironico. Ma insomma, la poesia è comunque anche nel naufragio, e allora era un naufragio… e forse tutta la vita umana è un costante naufragio. Quella poesia era l’allegria di quei naufragi, era la poesia di quelle tremende ore, che mi liberava pure esprimendo la mia sofferenza e di quelli che con me soffrivano in presenza e con la minaccia costante della morte.

C’è un altro libro che amo moltissimo, si intitola ‘Il dolore’. ‘Il dolore’ è un libro che io ho scritto in gran parte durante l’ultima guerra. Ricorda la perdita di un bambino, del mio bambino, e ricorda nello stesso tempo lo strazio del mondo colpito da un immensa imbecillità che ha portato ad immensi massacri, ad immense distruzioni di bellezza, come tutte le guerre.

Ungaretti, come vorrebbe che fosse il mondo?

Difficile dirlo.

È difficile dirlo perché il mondo è fatto come è fatto, con il bene e con il male. Vorrei che non ci fosse che il bene, ma è un illusione.

Il bene un’illusione?

Il bene non è un’illusione!

Non è un’illusione, è l’aspirazione di ogni uomo vero, non è un’illusione.

Ma dico, fatalmente il mondo è fatto di bene e di male, è fatalmente fatto cosi, non c’è rimedio. Io posso lavorare nel mio piccolo perché il bene prevalga, ma di più non posso fare… perché sono cose che oltrepassano l’uomo, sono cose che appartengono all’ordine soprannaturale, io non ho ancora abbastanza mente per poterle conoscere.

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